1 maggio 2020

Come è bello essere tutti insieme

Consigliato dai 4 anni di età

Il libro con cui desidero inaugurare questo spazio dedicato alle letture per i bambini è una favola di una scrittrice francese, Anais Vaugelade, pubblicata nel 2001 da Babalibri.

Una zuppa di sasso” – questo è il titolo della favola – racconta di un vecchio lupo sdentato che bussa alla porta di una gallina perbene nel cuore della notte, con una richiesta ben precisa:

Lasciami scaldare al tuo caminetto e permettimi di preparare la mia zuppa di sasso”.

La coraggiosa pennuta sa che è pericoloso aprire la porta ad un lupo – lo sanno anche Cappuccetto Rosso e i Tre porcellini – ma la curiosità vince sulla paura e, compiendo un gesto di fiducia, lo fa accomodare. Non solo, la gallina con la collana di perle gli mette a disposizione la pentola che lui le ha chiesto e poi suggerisce all’inatteso cuoco di aggiungere del sedano alla sua ricetta.

Il suggerimento è presto accettato e la verdura finisce nella pentola. Da lì a poco, preoccupati per aver visto il lupo entrare nella casa della gallina, arrivano gli altri animali del villaggio: il maiale, l’oca, il cavallo, il cane e la pecora. Ognuno, dapprima sospettoso e poi incuriosito, dice la sua sugli ingredienti da aggiungere alla zuppa e tutte le proposte vengono accolte. Così, chi con le zucchine, chi con i porri, chi con il cavolo, ognuno offre il proprio personale contributo. Alla fine si ritrovano tutti seduti intorno al camino bevendo e raccontandosi storie passate come vecchi amici.

Come è bello essere tutti insieme. Dovremmo organizzare delle cene più spesso” dice la padrona di casa. Quando la zuppa è pronta, ne mangiano in abbondanza con entusiasmo e allegria. E il Lupo? Cosa fa, cosa dice? Se ne sta in silenzio, infilza il sasso con un coltello e, constatando il fatto che risulti ancora da cuocere, lo ripone nel suo sacco per cucinarlo la prossima volta. Quindi saluta tutti, ringrazia per la bella serata e se ne va, lasciando i commensali con una domanda senza risposta: “Tornerai?” chiede la gallina, ma il lupo si allontana nel silenzio del villaggio imbiancato dalla neve.

Perché leggere questo libro ai bambini? Per molte ragioni. In primo luogo, perché parla di fraternità: quel lupo, vecchio e senza denti, che porta sulle spalle un grosso sacco con un pesante sasso, è un vero “istigatore di legami sociali” (Franesco Stoppa). Non separa, come avrebbe fatto se si fosse mostrato più audace e potente, bensì unisce e lo fa grazie ad un oggetto-simbolo, un significante per dirla come Lacan. Il sasso è il principale ingrediente ma è anche il segreto della buona riuscita della zuppa. E’ “niente”, in fondo, e non dà certamente sapore ma è l’elemento-chiave che causa la cena tra amici.

E’ il pretesto per il quale ogni commensale, per sedersi a tavola, è spinto ad offrire qualcosa di personale: ciascuno degli animali apporta la propria “diversità” e la condivide, in un certo senso. Ecco come nasce il senso di comunità che riempie la casa della gallina di risate e racconti suggestivi ma anche la stanza del lettore e di chi ascolta. Il tono del libro si fa leggero e apre ad una prospettiva di partecipazione e di comunione reciproca ma, proprio sul più bello, il lupo infilza il sasso, lo rimette nel sacco e se ne va senza rispondere alla domanda della gallina che gli chiede se tornerà a trovarli.

Ma cosa desidera sapere davvero la gallina? Cosa lascia intendere il lupo con il suo silenzio?

Forse la gallina vorrebbe qualcosa che vorremmo tutti, o almeno in tanti: una garanzia, una promessa. Se per un istante abbiamo potuto scorgere la possibilità di un’unione, della comunione e della fratellanza con i nostri simili vorremmo credere che non si tratti solo di brevi momenti. Il lupo, però, andando via e portandosi dietro il suo sasso, sembra non poter offrire niente di più.

Da questo silenzio si leva lo sconcerto tra i pensieri di chi ascolta e l’effetto di stupore diviene generativo: lascia le pagine stampate del libro per entrare tra le parole dei bambini che chiedono notizie sul lupo, la gallina e raccontano, inventano quello che non c’è scritto, talvolta interpretano il silenzio e lo spiegano come se avessero ricevuto una confidenza speciale da quell’enigmatico vecchietto.

La favola finisce ma il racconto dei più piccoli ha inizio: questo è il fascino di un racconto onesto e disincantato, in grado di farsi plasmare dalla fantasia di chi lo incontra perché narra l’inatteso dell’esistenza umana.

Cinzia Montuori

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