13 dicembre 2020

Essere single ai tempi del Covid-19

Frustrazione, noia, isolamento, ma anche paura, rabbia, insonnia e difficoltà di concentrazione sono tra le conseguenze dell’impatto delle misure restrittive anti-covid19 sulla salute mentale dei cittadini.

Gli effetti della quarantena e dell’isolamento possono ingenerarsi dalla perdita della routine, dalla percezione della paura delle conseguenze dell’epidemia, ma anche dalla riduzione dei contatti sociali e fisici, dal senso di coercizione all’interno di spazi limitati, dall’insicurezza e dalla percezione di un futuro grigio.

La situazione è nuova per tutti noi, stiamo vivendo una condizione di stress cronico e occorre tollerare continuamente nuove e diverse restrizioni. Questa pandemia all’improvviso ci proietta in un mondo che fatichiamo a riconoscere, fatto di emergenze, restrizioni e strade vuote.

E per i single come si traduce tutto questo?

Locali chiusi, strade vuote, lavoro da casa rendono la possibilità di nuovi incontri davvero difficile. Sembra esserci stato il boom delle app di incontri, i numeri sono davvero impressionanti: oltre 7 milioni di single su Meetic, circa 30 milioni su OKCupid, tra i 27 e i 30 milioni di utenti provenienti da circa 200 paesi su Grindr e oltre 50 milioni in tutto il mondo su Tinder. Le app di incontri e i social sembrano essere diventate ormai le nuove strade dell’incontro.

I fenomeni più diffusi sono il sexting, l’hosting, lo zombing e lo slow dating.

Il sexting è lo scambio di foto, messaggi e video erotici che avvengono in chat in modalità più o meno selvagge, mentre l’hosting risulta essere un’inclinazione piuttosto diffusa che consiste nello scomparire dalla chat da un giorno all’altro, senza un chiaro motivo apparente e senza darne giustificazione. Lo slow dating è invece l’indugiare in una conoscenza più approfondita che porta a rinviare ad un momento successivo l’incontro fisico.

Di questi tempi lo slow dating sembra aver preso il sopravvento, le persone preferiscono parlare più a lungo con qualcuno con cui sono già entrati in contatto piuttosto che andare alla continua ricerca di sconosciuti, molto probabilmente proprio perchè l’incontro fisico non può avvenire e il senso di solitudine spesso incombe. Lo zombing, altro fenomeno molto in crescita, consiste nel ritornare a cercare un contatto con l’ex ragazzo/a, rapporto già fallito ma comunque vissuto da molti come più rassicurante di quello con uno sconosciuto in questo momento.

Insomma le distanze imposte si accorciano grazie alle nuove tecnologie.

Ma dopo? Già lo swipe alla ricerca di una persona interessante è spesso considerata un’attività noiosa, ma oggi con quali prospettive ci si avvicina a questa ricerca? Se il principio che sta alla base delle app di dating è quello di incontrare virtualmente qualcuno, conversarci e poi incontrarlo di persona, le restrizioni dovute al COVID-19 hanno interrotto e stravolto questo processo: incontrarsi è molto rischioso se non impossibile, bisognerà attendere.

E anche se le piattaforme di dating hanno intrapreso diverse iniziative quali l’introduzione di videolive per vedersi online e parlare in tempo reale, special badge per identificare le persone interessate ad appuntamenti virtuali, con quali sentimenti i single stanno approcciando a tutto questo? Non abbiamo ancora studi ufficiali in merito, ma sembra che mentre da un lato ci sia chi apprezza l’avere più tempo per avviare una conversazione dal divano di casa, dall’altro c’è chi si sente scoraggiato, spaventato, stressato dall’isolamento. Questi ultimi manifestano comunque stati di irritabilità e insofferenza ai quali le app di dating sembrano fornire solo un temporaneo sollievo. Le persone si rivolgono sempre più spesso a queste piattaforme per sfogare quel bisogno di conoscere, di socializzare, di flirtare che è venuto a mancare nella vita di tutti i giorni. La ricerca di qualcuno, poco importa talvolta se sia un fidanzato, un amico di vecchia data, un ex oppure unaltra anima un popersa come la nostra, che non porteremo di certo allaltare, ma che sarà ugualmente in grado, per unora, una settimana, un mese, di aprire con noi un varco di intimità, lasciando trapelare la vulnerabilità che ci accomuna e che ci rende umani.

Talvolta invece all’idea di dover affrontare tutte queste difficoltà sembra venire a mancare proprio la motivazione, frustrata dall’eco in sottofondo della domanda “E poi? A cosa mi serve tutto questo se non potrò incontrarlo/a?” Per alcuni single sembra sia nata la paura della solitudine eterna.

Le raccomandazioni indicano di fare sesso solo con persone che già si conoscono, di cui ci si fida, con un congiunto, ma nient’altro di più chiaro. You are your safest partner, così ha scritto il NYC Health Dept, la masturbazione è l’unica pratica salvifica, se prima ci si lava le mani. E allora possiamo dare spazio alla fantasia, nel fare questo i sex toys sono andati via più della farina in quest’ultimo periodo. Le foto di nudi sono di nuovo concesse, prima avevamo paura potessero finire in qualche sito porno, oggi ce lo concediamo come se potessero autodistruggersi dopo la pandemia. E poi? E poi l’alternativa è mettere completamente a riposo la libido e sublimare, c’è chi si è dato alle piantine, al giardinaggio, chi alle torte!!! Il sesso sembra essere diventato la promessa di qualcosa che non arriverà presto; eravamo già in piena recessione sessuale prima della pandemia, oggi è più che mai incoraggiata lesplorazione sessuale virtuale poichè sembra essere l’unica senza ripercussioni: non bisogna scegliere né pensare alle conseguenze. Online la libertà è totale.

Cosa accadrà quando potremo tornare ad incontrarci? Mi auguro ci aspetti una reale rivoluzione sessuale!

Dott.ssa Serena Romano

Psicologa, Sessuologa, Psicoterapeuta

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